Tema molto interessante. Sono convinta che i depositi delle biblioteche siano ricchissimi tesori e permettano scoperte straordinarie sul territorio. Altrettanto sono convinta che favorire le ricerche su questi documenti e appassionare i giovani alla ricerca sia fondamentale. Con dei "distinguo" però: le riduzioni o le manipolazioni per rendere più "simpatici" i testi, a volte rasentano la strada lieve delle fakes e, nella attuale confusione di comunicazione, nella fatica crescente di distinguere il vero dal semplificato, il rischio è quello di arrivare a storie che con la storia hanno ben poco a che fare e la indico con la s minuscola, convinta che la Storia sia anche una grande fake. Muoversi sulle uova non è cosa da improvvisare, non è cosa alla portata di tutti. Leggere e documentarsi, avere accesso alle fonti, sì invece. MA certo è meno lieve e meno eccitante per i più. Bisogna trovarla mio parere, una modalità corretta.
Tocchi una questione importante che temo sia, però, irrisolvibile. Ogni osservazione è, per sua natura, parziale, anche quella che riguarda le fonti "primarie" che, dunque, non sono esenti da interpretazioni soggettive. Ogni volta in cui guardiamo una qualunque cosa, un fenomeno, un documento, ne selezioniamo le parti che corrispondono alla nostra sensibilità e alla nostra storia, lenti interpretative da cui è impossibile liberarsi. Possiamo, tutt'al più, cercare da una parte di esserne consapevoli e, dall'altra, di renderle esplicite e conosciute a chi ci legge o ascolta. Questo rende, almeno, la cornice interpretativa chiara.
Penso, naturalmente, che la stessa cosa valga per tutti i lavori di semplificazione a cui fai riferimento, che scontano un ulteriore elemento di delicatezza, cioè quello della riduzione e del rimescolamento degli elementi. In questo caso la cornice interpretativa scavalca il solo momento della "consultazione" delle fonti ma entra completamente nel senso e nel contenuto della produzione. Di nuovo, rendere quanto più onestamente visibile questa cornice mi sembra già un primo elemento di correttezza. Per questo, e mi allaccio anche al commento di Memi Mu, l'uso dell'intelligenza artificiale mi convince fino a un certo punto. Perché non la conosco, non conosco la sua storia, la sua sensibilità, non conosco le lenti interpretative attraverso cui le informazioni che usa filtrano nelle risposte che mi restituisce. E quindi non so, letteralmente, quale senso attribuirgli. Eppure una sensibilità c'è, è quella di chi ha programmato quell'algoritmo: centinaia di persone, centinaia di lenti di cui non so nulla.
Ma sto deragliando, quindi chiudo con una battuta. Sto leggendo un bel libro di Susskind e Friedman ("Meccanica quantistica", edito da Cortina, per chi volesse recuperarlo). Nel prologo gli autori tirano fuori le loro lenti e le mettono a disposizione di chi legge: «il nostro obiettivo è rendere una materia difficile "la più semplice possibile, ma non troppo semplice"».
La storia locale ha un potenziale educativo e didattico straordinario. Quello che immagini per i materiali negletti sulla storia locale si può fare utilizzando sistemi di intelligenza artificiale che analizzano le immagini. Lo so, non ti convince, ma in questo caso costerebbe molto meno e richiederebbe meno tempo: due vantaggi non irrisori ;-)
Penso davvero che i sistemi di intelligenza artificiale siano un'enorme opportunità per rendere più rapidi, economici ed efficienti questi processi ma la regìa, la capacità di "sentire" quali sono i fili da recidere e quali quelli da rinforzare, la consapevolezza del senso profondo delle cose... queste sono questioni, almeno per il breve futuro che riesco a immaginare, che sento saldamente in mano alle persone.
La prima stesura di questo articolo era un po' diversa da quella finale. Non troppo ma quanto basta perché i fili scelti suonassero in maniera meno armonica. Poi l'ho fatto leggere a persone diverse, ognuna di loro mi ha raccontato cosa "sentiva" leggendo quella prima stesura. E l'articolo è diventato quello che è oggi. Bello o brutto, non è questo il punto. Il punto è l'armonia dei fili scelti, che non è più quella di prima. Allo stesso tempo, sono certo che se chiedessi a una IA di sintetizzare le due versioni darebbe come esito due riassunti uguali.
Oppure diversi, in realtà opera spesso scelte variate. Intendevo proprio quello che dici tu, alla parte umana la regia, il lavoro "alto" e a quella artificiale il lavoro di bassa manovalanza :)
Tema molto interessante. Sono convinta che i depositi delle biblioteche siano ricchissimi tesori e permettano scoperte straordinarie sul territorio. Altrettanto sono convinta che favorire le ricerche su questi documenti e appassionare i giovani alla ricerca sia fondamentale. Con dei "distinguo" però: le riduzioni o le manipolazioni per rendere più "simpatici" i testi, a volte rasentano la strada lieve delle fakes e, nella attuale confusione di comunicazione, nella fatica crescente di distinguere il vero dal semplificato, il rischio è quello di arrivare a storie che con la storia hanno ben poco a che fare e la indico con la s minuscola, convinta che la Storia sia anche una grande fake. Muoversi sulle uova non è cosa da improvvisare, non è cosa alla portata di tutti. Leggere e documentarsi, avere accesso alle fonti, sì invece. MA certo è meno lieve e meno eccitante per i più. Bisogna trovarla mio parere, una modalità corretta.
Ciao Emanuela, grazie per il tuo intervento!
Tocchi una questione importante che temo sia, però, irrisolvibile. Ogni osservazione è, per sua natura, parziale, anche quella che riguarda le fonti "primarie" che, dunque, non sono esenti da interpretazioni soggettive. Ogni volta in cui guardiamo una qualunque cosa, un fenomeno, un documento, ne selezioniamo le parti che corrispondono alla nostra sensibilità e alla nostra storia, lenti interpretative da cui è impossibile liberarsi. Possiamo, tutt'al più, cercare da una parte di esserne consapevoli e, dall'altra, di renderle esplicite e conosciute a chi ci legge o ascolta. Questo rende, almeno, la cornice interpretativa chiara.
Penso, naturalmente, che la stessa cosa valga per tutti i lavori di semplificazione a cui fai riferimento, che scontano un ulteriore elemento di delicatezza, cioè quello della riduzione e del rimescolamento degli elementi. In questo caso la cornice interpretativa scavalca il solo momento della "consultazione" delle fonti ma entra completamente nel senso e nel contenuto della produzione. Di nuovo, rendere quanto più onestamente visibile questa cornice mi sembra già un primo elemento di correttezza. Per questo, e mi allaccio anche al commento di Memi Mu, l'uso dell'intelligenza artificiale mi convince fino a un certo punto. Perché non la conosco, non conosco la sua storia, la sua sensibilità, non conosco le lenti interpretative attraverso cui le informazioni che usa filtrano nelle risposte che mi restituisce. E quindi non so, letteralmente, quale senso attribuirgli. Eppure una sensibilità c'è, è quella di chi ha programmato quell'algoritmo: centinaia di persone, centinaia di lenti di cui non so nulla.
Ma sto deragliando, quindi chiudo con una battuta. Sto leggendo un bel libro di Susskind e Friedman ("Meccanica quantistica", edito da Cortina, per chi volesse recuperarlo). Nel prologo gli autori tirano fuori le loro lenti e le mettono a disposizione di chi legge: «il nostro obiettivo è rendere una materia difficile "la più semplice possibile, ma non troppo semplice"».
A volte basta poco. :)
La storia locale ha un potenziale educativo e didattico straordinario. Quello che immagini per i materiali negletti sulla storia locale si può fare utilizzando sistemi di intelligenza artificiale che analizzano le immagini. Lo so, non ti convince, ma in questo caso costerebbe molto meno e richiederebbe meno tempo: due vantaggi non irrisori ;-)
Sono convinto... a metà! :)
Penso davvero che i sistemi di intelligenza artificiale siano un'enorme opportunità per rendere più rapidi, economici ed efficienti questi processi ma la regìa, la capacità di "sentire" quali sono i fili da recidere e quali quelli da rinforzare, la consapevolezza del senso profondo delle cose... queste sono questioni, almeno per il breve futuro che riesco a immaginare, che sento saldamente in mano alle persone.
La prima stesura di questo articolo era un po' diversa da quella finale. Non troppo ma quanto basta perché i fili scelti suonassero in maniera meno armonica. Poi l'ho fatto leggere a persone diverse, ognuna di loro mi ha raccontato cosa "sentiva" leggendo quella prima stesura. E l'articolo è diventato quello che è oggi. Bello o brutto, non è questo il punto. Il punto è l'armonia dei fili scelti, che non è più quella di prima. Allo stesso tempo, sono certo che se chiedessi a una IA di sintetizzare le due versioni darebbe come esito due riassunti uguali.
Oppure diversi, in realtà opera spesso scelte variate. Intendevo proprio quello che dici tu, alla parte umana la regia, il lavoro "alto" e a quella artificiale il lavoro di bassa manovalanza :)
E allora vedi che mi avevi convinto? :P